lunedì 24 settembre 2007

Scrivere non sarà il mio mestiere, ma la mia terapia lo è

"Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno, anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle più ridicole e patetiche nostre illusioni. Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo. Scrivi, scrivi. Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare. (Forse.)" [Dino Buzzati]

martedì 11 settembre 2007

Perchè il marketing fa fatica a comunicare se stesso

In affari e finanza di ieri, Giampaolo Fabris fa una severa riflessione sulla considerazione del marketing nell'opinione pubblica e nelle aziende, prendendo spunto dalle dichiarazioni dell'onorevole Cesa in merito alla fondazione del nuovo partito di Berlusconi.
Con le affermazioni : " è solo marketing", "è tutta una montatura pubblicitaria"... si associa a questa disciplina un termine totalmente negativo come a definire questa attività come inutilmente fuorviante rispetto alla realtà, e tutta una categoria di professionisti, quali fomentatori di fumo negli occhi.
Ora, spezziamo una lancia a favore di questa considerazione, dicendo che l'immagine costruita del nostro "onorevole" Berlusconi, non ha certo giovato alla categoria... visto che la maggior parte di chi non conosce l'argomento associa il marketing a Berlusconi già da una ventennio...
ma con questo post, vorrei superare le considerazioni politiche, percommentare invece le conclusioni di Fabris. Fabris individua una necessità e propone di rifondare i principi della disciplina che " non può più ..."

Il marketing soffre di tre ordini di problemi:

1) una bassa reputazione sociale, figlia di una sostaniale non conoscenza, e di uno storico consolidato. Eppure, la finanza non è certo trattata e considerata alla stessa maniera, ma, come qualsiasi strumento, se utilizzata male, fa molti più danni del marketing;

2) il mktg è vissuto come un costo ancora da molte aziende: una attività che non produce ricchezza. questo considerazione è immediatamente smentibile: si pensi quanto la reputazione aziendale sia basata sul corretto coordinamento di tutte le attività di marketing , comunicazione e pubbliche relazioni; e quanto la vendita dei prodotti e servizi sia basata su un corretto marketing mix;

3) gli effetti e risultati della comunicazione e delle attività di marketing non sono valutabili e misurabili. Qui sopraggiungono a difendere l'attività molti strumenti. Quelli di analisi e interviste che si possono attuare al fine della misurazione del raggiungimento degli obiettivi del piano marketing (naturalmente vanno prima esplicitati), e a tal proposito segnalo il libro
Valutare i risultati della comunicazione di S. Romenti;


C'è uno strumento più importante però che nell'analisi di Fabris non viene individuato e che invece non può essere sottovalutato: il web!

Non solo il web ha trasformato considerevolmente il marketing, ma la possibilità di misurarne i risultati - tutti verificabili oggettivamente - e sta naturalmente modificando anche la sua reputazione. Come ? attraverso il social network, attraverso l'informazione, la conoscenza proveniente dal basso, dove ognuno di noi è in grado di giudicare l'attività di una azienda e dei suoi prodotti.
Uno strumento tanto potente, in grado di decretare successi da operazioni innovative a basso costo, quanto decretare clamorosi insuccessi di faraonici investimenti aziendali.

Bene, il web sarà la leva più efficace per migliorare e disciplinare spontaneamente la reputazione stessa del marketing.

Quindi, il marketing è già oltre... mktg 2.0



giovedì 6 settembre 2007

Cambiare, crescere e innovare se stessi

Questo post è lasciato a testimonianza di un momento importante della mia vita professionale, e dà senso al manifesto di questo blog.

Negli ultimi anni il destino mi ha posto davanti strade da intraprendere diverse da quanto avrei mai potuto immaginare, e di conseguenza, scelte da prendere. Per mio modo di essere, ho scelto di percorrerle sempre, perchè ritengo che qualsiasi prospettiva si profili e si intraveda, vada percorsa.
L'albero della vita presenta dei rami che una volta saliti più in alto non sono più praticabili, sono persi per sempre.
Al momento giusto, con un po' di pazienza e senza fretta nascono opportunità che vanno colte: si sceglie per poter proseguire, si cresce anche se con sofferenza e fatica, si cambia anche se si prova la paura di ciò che non si conosce, e solo così ci si innova costantemente.
C'è stato un tempo in cui la paura mi paralizzava, bloccava le mie possibilità. Non sceglievo, rimanevo semplicemente ferma, perchè mi sembrava di sentirmi più al sicuro. Ma quella non era sicurezza: era paura.


"Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla"

Oggi concludo una fase della mia vita che professionalmente rimarrà determinante. Questa fase ha generato la mia nuova filosofia di vita. Ha generato la consapevolezza di una volontà che ormai è insita idissolubilmente dentro me. La mia voglia di rapportarmi con le persone, la voglia di: crescere, acquisire conoscenze e competenze, migliorarmi e innovarmi costantemente. Essere nel tempo, per non essere travolta dal mutamento.

Ora che si sta chiudendo questo fondamentale capitolo della mia esistenza, una sola riflessione rimbalsa nella mia mente: ho avuto la fortuna di conoscere persone che hanno fatto crescere ed esplodere le mie potenzialità. Che hanno generato in me la necessità di capire, di migliorarmi. E sento di aver anch'io cambiato qualcosa in loro. Ed è questo che resta nella mente: non ricordi, immagini, momenti, ma ciò che ha generato dentro di noi quei momenti. E' questo ciò che conta, è questo che dà senso a ciò che facciamo ogni giorno.

Ho capito che non si deve cambiare per non morire: si cambia per vivere pienamente.
Con questa consapevolezza ancora una volta guardo avanti, con la speranza di incontrare persone che mi diano qualcosa e a cui io possa dare qualcosa. Per la prima volta vorrei io essere in grado di generare un cambiamento nelle persone che lo vorrano. Io sono cambiata come essere vivente e come professionista. Vedo un orizzonte aperto di fronte a me. Un orizzonte nella mia umanità e nella mia attività professionale. E' bello sentirsi in cammino.

Essere aperti, lasciare spazio alla possibilità, sognare, guardare oltre, può essere rischioso, è vero, ma fermarsi e chiudere gli occhi per la paura lo è molto di più.

Quindi, grazie ai sognatori, a quelli che non si arrendono, a quelli che guardano oltre anche nelle situazioni più difficili.
Grazie a coloro che hanno il sole dentro che fa germogliare il futuro.

mercoledì 5 settembre 2007

Il social networking è la "quarta ondata" della storia dell'evoluzione

C'è un testo tratto da capitolo 16 del "Nuovo Libro della Pubblicità" che offre una prospettiva davvero affascinante della storia evolutiva e dell'età che stiamo vivendo. http://gandalf.it/net/ondate.htm

Ci racconta che la storia dell'evoluzione economica e sociale, è stata caratterizzata da 3 ondate dominanti: la prima società è stata fondata sull'agricoltura, la seconda sull'industria, la terza sull'informazione. Nell'età dell'informazione, ciò che conta non è più il possesso delle risorse della terra o delle macchine per trasformarla, ma la conoscenza.

La stessa prospettiva è data all'evoluzione della comunicazione: la scrittura come prima fase evolutiva: il potere conoscenza - la stampa come seconda fase: la diffusione della conoscenza- il telegrafo, la radio e televisione: la contemporaneità della conoscenza - e infine internet oggi: la quarta ondata, la democratizzazione della conoscenza, dove tutti possono intervenire per cambiare qualcosa, produrre qualcosa, allo stesso livello, con lo stesso potere.

E' il senso e il potere del social networking.